L’attore Leo Gullotta racconta l’Alzheimer —
Salvino Cavallaro – Una storia, tante storie. E’ la vita che improvvisamente ti si para davanti chiedendoti il conto, quasi dovessi pagare con il dolore tutto il tempo che sei stato bene, che hai goduto di buona salute non come fatto legittimo ma come mero privilegio. E così le varie storie di vita si dipanano come momenti di riflessione su cos’è mai il suo vero senso, quel significato che tutti i giorni raccontiamo come percorsi mai uguali per tutti e che si manifestano in diverse forme che sfociano in sofferenza. L’Alzheimer è una delle malattie esistenti più crudeli dal punto di vista della dignità della persona. Il 21 settembre si è celebrata la giornata mondiale per la lotta a questa terribile malattia che ancora oggi non dà risposta a tanti ammalati. Un’occasione imperdibile per sensibilizzare il mondo a riflettere e sollecitare la ricerca scientifica su studi spesso arenati nei meandri delle indubbie difficoltà. A questo proposito lo Studio Universal (Mediaset Premium DT) ha presentato con Paradise Pictures, il pluripremiato cortometraggio “Lettere a mia figlia” di Giuseppe Alessio Nuzzo, interpretato da Leo Gullotta nei panni di un anziano padre che scrive delle lettere alla figlia nel tentativo di spiegare la sua malattia. Così dice Leo Gullotta: ”Lettere a mia figlia è un corto che serve a fare entrare chi guarda in questa piccola storia di una malattia terribile“ e, infatti, questo prezioso cortometraggio è finalista in centinaia di festival in tutto il mondo e vincitore di decine di premi tra cui la menzione speciale ai Nastri d’Argento e il premio come migliore cortometraggio al Griffoni Film festival. Girato in Campania tra Napoli e provincia, prodotto da Paradise Pictures con Pulcinella Film, “Lettere a mia figlia” si avvale della regia di Giuseppe Alessio Nuzzo. “Raccontare una storia così delicata non è stato facile” dichiara il regista di questo cortometraggio, “Ho ritenuto necessario far trasparire fin dai primi script il rispetto della dignità della persona in quanto tale, cercando collaborazione nella stesura della sceneggiatura da parte di scienziati ed esperti in materia”. Già, il rispetto della dignità della persona in quanto tale, in una storia che racconta di un uomo che ha vissuto la sua vita gioiosa in famiglia con sua moglie e la sua bambina che presto diventerà donna. Durante questo percorso di vita, l’uomo viene aggredito dalla malattia che lo porterà assieme alla sua famiglia a un dolore profondo, quasi cosciente. Una storia triste ma vera, interpretata da uno straordinario Leo Gullotta che ormai, dopo tanti anni di grande professionalità teatrale e cinematografica, non sorprende più per la sua bravura, per la qualità e per quella tacita garanzia che è tipica dei grandi attori come lui, che l’italica arte del palcoscenico ci rende orgogliosi in tutto il mondo. Storie, dunque, come quelle di “Lettere a mia figlia”, che non perdiamo mai l’occasione di raccontare per ricordarci che cos’è la vita. L’intersecarsi di gioie e dolori che spesso ci trovano impreparati, ma che non possiamo ignorare. In fondo è la sostanza dei nostri giorni, l’essenza del nostro vissuto.