Il voto in Sicilia, tutta la speranza in un giorno


Salvino Cavallaro – Venghino signori, venghino. Qui si vota! Sta per arrivare il 5 novembre tanto atteso, in cui gli elettori siciliani sono chiamati alle urne per scegliere il nuovo governatore e rinnovare l’assemblea regionale. Cinque sono i candidati: Giovanni Cancelleri, Giuseppe Fava, Roberto La Rosa, Fabrizio Micari e Nello Musumeci, sponsorizzati dai diversi partiti di appartenenza per conquistare la poltrona tanto ambita della Regione Sicilia. E’ l’enfasi del populismo, della demagogia, delle frasi fatte e delle false assicurazioni di facciata, cui il popolo siciliano profondamente deluso per le tante promesse disattese in passato, si sottopone a un voto che ha il sapore di farti sentire a posto con quella logica che soddisfa il diritto democratico di scegliere, contribuendo ad appagare lo spirito civico e sociale. 4 milioni e 600 mila siciliani sono chiamati alle urne, in quello che sembra essere l’ultimo test prima delle elezioni del 2018. La Sicilia come indicatore politico di partenza, che dopo avere attraversato lo stretto di Messina si rifletterà lungo tutta la penisola. I sondaggi ci parlano di una netta tendenza a destra e un sensibile aumento di coloro i quali voteranno per il M5S. La sinistra di Renzi non gode molto credito in Sicilia, ma spera in un guizzo dell’ultima ora che faccia ribaltare in extremis ciò che alla vigilia la dà sfavorita. L’Mdp che ha scelto di non coalizzarsi con il Partito Democratico crede nel suo candidato Claudio Fava, ma, sempre in base ai sondaggi, non sembra potere contrastare i due favoriti che sono: Nello Musumeci appoggiato dal centrodestra con il 35,5% dei favori e Giancarlo Cancelleri candidato del M5S con il 33,2% dei favori. Il resto, composto da Fabrizio Micari (sinistra), Claudio Fava (cento passi per la Sicilia) e Roberto La Rosa (Siciliani liberi), a meno di un ribaltamento finale, le stime della vigilia li porrebbero tra gli sconfitti. E intanto fioccano gli insulti sui social, si sgomita e talora si spintona metaforicamente per farsi luce in una Regione d’Italia che se pur bistrattata, assume sempre i connotati di un qualcosa che politicamente è appetitoso, succulento e con tanta ciccia da spolpare. Sentiamo sempre i soliti proclami sui punti che fanno sognare i siciliani e gli italiani in genere; meno tasse, più infrastrutture, miglioramento della sanità, del turismo, risanamento della rete ferroviaria (ricordiamo che in Sicilia il servizio ferroviario è da terzo mondo) e tante altre cose che rappresentano i mali eterni di una Sicilia che attende il lavoro per il futuro dei suoi giovani, così legati indissolubilmente alle loro famiglie e ad un quotidiano sempre più difficile da vivere. E’ la storia che si ripete in questa terra dalle mille contraddizioni, che da sempre è ambita da politici che vogliono fare i propri interessi, occupandosi sempre meno e mai adeguatamente dei veri problemi delle persone.

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