Salvino Cavallaro – Abbiamo cavalcato fino all’ultimo la speranza di farcela. Ci siamo persino illusi che non andare al mondiale fosse soltanto un brutto sogno, un incubo dal quale ci saremmo subito destati. Ma tutto è stato vano, anche l’illusione di avere una Federazione in grado di saper migliorare l’immagine calcistica dell’Italia nel mondo. A caldo potremmo dire tante cose che sfuggono certamente dal concetto basilare del risultato di una partita che è stata la summa complessiva di tantissimi errori fatti da tutto il nostro calcio. E’ certamente riduttivo trovare un capro espiatorio di questa eliminazione che brucia in maniera impietosa, perché è nel sistema calcio nazionale che bisogna andare a cercare le cause e le sue concause. In Italia ha vinto lo strapotere delle società di calcio che da troppo tempo ormai hanno oscurato l’interesse verso la Nazionale Italiana. Siamo troppo presi in questo nostro Paese pallonaro dalla passione verso la Champions, il Campionato, la Coppa Italia e gli esorbitanti interessi economici che gli gravitano attorno. Prova ne è che quando arrivano gli appuntamenti con la Nazionale di calcio, sembra quasi un disturbo che interrompe la continuità di un lavoro che interessa le società di calcio e le varie fazioni di tifosi al seguito. C’è poi il discorso dei giovani del vivaio italiano, la cui valorizzazione è sempre limitata perché va a favore degli stranieri. In questo, i vertici federali hanno le loro colpe e non sono poche.
Ma ritornando all’analisi della partita contro la Svezia, che ha devastato i sogni dei tifosi, ha massacrato gli interessi economici del governo del nostro calcio, ha fatto sgorgare lacrime di delusione a Buffon, Barzagli, De Rossi, che ai microfoni della Rai hanno praticamente dato l’addio alla Nazionale, abbiamo visto poca Svezia e tanta confusione da stress azzurro. Una partita gestita male da Ventura, incapace di sapere leggere un match che aveva bisogno di avere idee chiare, calma e sangue freddo, mentre dal C.T. abbiamo notato solo confusione, indecisione e incapacità di prendere in pugno saldamente la situazione. E’mancato il condottiero e cioè la figura rappresentativa che potesse dare sicurezza, il faro illuminante che tutti i giocatori aspettano per sapere cosa fare in campo. Ma il C.T. Ventura, non da stasera, ha sempre dato l’impressione di non essere la persona giusta al posto giusto. Dopo la dipartita di Conte, il presidente Tavecchio e la sua Federazione hanno preferito questo tecnico che, non lo diciamo solo adesso, non ci ha mai dato l’impressione di creare una Nazionale dalle caratteristiche ben definite. Latitanza di gioco, incertezza di moduli tattici continuamente cambiati nel tentativo di definire un gioco, una personalità, un’identità di Nazionale vera che non c’è mai stata. La sensazione è stata sempre di una squadra insicura proprio nell’anno del mondiale, in cui si dovevano avere le idee chiare e non limitate a un’esile speranza di farcela. La Federazione ha le sue colpe e sono principalmente legate al fatto di non aver percepito in tempo il pericolo di non andare ai Mondiali di Russia. Non ci sarebbe stato nulla di male nel ravvedere il mandato tecnico, cambiando in corsa un C.T. in chiara difficoltà nel costruire qualcosa d’importante nel Club Italia. Adesso la frittata è fatta, il calcio italiano ne esce con le ossa rotte e ci vorranno alcuni anni per riprendere quelle posizioni che da sempre hanno contraddistinto l’Italia in campo mondiale. Non sarà facile ricominciare perché ci vorrà del tempo, ma soprattutto bisognerà ripartire dagli errori fatti da un sistema calcio italiano che è il vero imputato di questo fallimento. Per qualche anno non potremmo più sentire quell’urlo