Sondaggio di opinioni al tempo del Covid


  — Covid 19.

                                Rubrica “Incontri”

A cura di Salvino Cavallaro

— Il Covid, male del nostro tempo. Tutti ne parlano, tutti siamo immersi in preoccupazioni legittime ma anche in sentimenti talora anche di rabbia per come questa pandemia sia gestita e stia creando confusione dal punto di vista politico, sanitario e anche scientifico. Proprio là dove virologi e soloni della verità assoluta quasi sempre sono in discordanza tra loro. Per questo ho pensato di proporre a tutti gli amici lettori della mia rubrica “Incontri” che intrattengo piacevolmente tra le pagine di questo giornale, di inoltrarmi il loro pensiero in merito. Un sondaggio di opinioni capaci di mettere in evidenza le ansie, ma anche i suggerimenti per migliorare questa situazione diventata davvero insostenibile. Ringrazio tutte le lettrici e i lettori che hanno accolto il mio invito con entusiasmo, nell’interesse di fare un servizio di informazione attraverso critiche e proposte atte a divulgare idee talora anche più costruttive di quanto non ne arrivino dagli addetti ai lavori. Un caro saluto a tutti.

Salvino Cavallaro

Da Catania, Monica Bambara – “Natura non rompe sua legge” –  La vana, quanto mai inutile e affannosa diatriba innescatasi intorno alla sterile individuazione della responsabilità ascrivile agli organi di governo, centrale e locale, nell’avere favorito (?) il nuovo, brusco, innalzamento dell’indice di contagio, par costituire il fronte preferito del quotidiano dibattito all’interno del quale ciascuno (ricco o povero, erudito o incolto, banchiere o commerciante, virologo o pescivendolo) oramai avverte l’insopprimibile esigenza di disquisire, argomentare, inveire, e pontificare – con una sana protervia il più delle volte accompagnata dalla preparazione scientifica propria di un qualunque studente delle medie alle prese con la fotosintesi clorofilliana – contro chi, avendo fermato o limitato talune attività, è colpevole di averlo disposto ma che colpevole lo sarebbe stato comunque, laddove avesse omesso tale scelta, e che colpevole lo sarà, in ogni caso e a prescindere, certamente domani, allorquando altre e nuove scelte deciderà di porre in campo. Nel mondo che sempre più corre alla ricerca affannosa di un perché, delle cause e delle colpe,  si rifugge dalla accettazione, necessaria, che tal dibattito nel momento in cui irrompe nella scena, è invece già diventato vacuo, inutile, tedioso perché non sarà l’uomo a rompere la catena, non sarà la capacità o lungimiranza dell’uno o dell’altro governo ad arrestare la corsa del male. Mi piace immaginare, nel dialogare confuso, a tratti ciarliero e volgare, di questi tempi, distinguersi solo una voce, levarsi imperiosa al centro della  ideale piazza del mondo, quella di chi, come Leonardo Da Vinci oggi ammonirebbe e zittirebbe l’intero pianeta, atterrito e confuso, cui, suo malgrado, insegnerebbe che “Natura non rompe sua legge. La natura è costretta dalla ragione della sua legge, che in lei infusamente vive”.

Da Spadafora (Me), Maria Lizzio – Un’epidemia può scoppiare all’improvviso e magari, più in là, in un momento di calma, se ne studieranno lecause, ma di certo non se ne può improvvisare totalmente la gestione. Ciò non significa pretendere di avere una terapia mirata per un malanno sconosciuto, ma avere un piano nazionale di emergenza, capace di far fronte, almeno nelle linee generali, agli imprevisti (in ogni famiglia c’è una cassetta del pronto soccorso…).

In Italia, invece, proprio la gestione delle emergenze si improvvisa (fa parte del genio nazionale): così, nascono come funghi comitati di varia natura, task force, e si emanano ordinanze a vari livelli (meglio se le posizioni fra i comitati o le indicazioni delle ordinanze confliggono: ne guadagna la teatralità…). E si parla, si parla, per giorni, per mesi… Eravamo abituati agli scontri politici, ma ora l’elemento nuovo sono gli scontri fra scienziati: a chi credere? La gente si è stancata e non crede più a nessuno, sa soltanto che, forse, il covid li può risparmiare, ma la miseria, che segue alla chiusura dell’attività lavorativa, non risparmia, e, forse, la gente vorrebbe anche capire cosa significhi che l’Europa dà (o non dà!) sussidi: forse è un’Entità altra da noi? Noi, dunque, non siamo Europa?

Ma gli errori vengono anche da più lontano e, purtroppo, arrivano lontano: tagli feroci alla Sanità pubblica, contrapposti e legati in modo perverso agli sperperi di una cattiva gestione, scelte che tengono conto solo dei profitti, senza mettere valori di altro tipo sull’altro piatto della bilancia (vedi il largo settore privato della Sanità), sottovalutazione del malessere sociale, cresciuto negli ultimi decenni (tanto, si può sempre gridare

che dall’altra parte sono tutti estremisti…).

Vorremmo sentire l’“umanità” e, insieme, vedere la serietà e la competenza dei governanti: non è serio né onesto litigare per partigianeria di fronte a una grave sciagura né cambiare continuamente le indicazioni da seguire; sarebbe più onesto esprimere le perplessità e difficoltà, cosa che accrescerebbe la fiducia dei governati. Gravissimo, poi, non tenere conto della crisi economica e risolvere i problemi chiudendo tutto: significherebbe far pagare per l’ennesima volta alle vittime errori commessi da altri.

E, dulcis in fundo , quei lapsus di certi politici, che hanno in mano intere regioni, lapsus che, come insegna Freud, affondano le radici nella parte più profonda di noi: gli anziani che non fanno più parte dell’attività produttiva…

Proposte? Cominciare dal costringere queste persone alle dimissioni. Subito.

Da Torino, Franca Caparello – Bene che il governo, organo politico, abbia affrontato la questione con il ricorso ai DPCM , evitando le lungaggini parlamentari, e che si sia affidato al comitato tecnico per le consulenze. Sbagliato limitarsi ad eseguire solo i suggerimenti dei medici di ‘chiusura di tutte le attività ‘, visto che immediatamente le criticità si sono rilevate nel Sistema Sanitario. Avrebbe dovuto, e dovrebbe oggi, destinare i contributi a quel settore, anziché limitarsi a impedire gli assembramenti (con le chiusure a 360’) , dedicando invece molte più energie alla informazione in merito ai comportamenti  salvavita. Evitando così le conseguenze del disastro economico.

Da Messina, Marcella Mancuso – Secondo me l’unica cosa da fare sarebbe prevedere un lockdown  assoluto di 3 settimane in tutta Italia. Divieto di spostarsi e persino di uscire se non x portare a spasso il cane. Insomma come abbiamo fatto a marzo.

Si dovrebbero attrezzare postazioni di quartiere con tamponi veloci (quelli col reagente), con personale che va a domicilio all’occorrenza e appuntamento tramite app ad orario prestabilito X chi invece vuole recarsi lì. Ma tanto il tampone veloce si fa e dà risultato in 10 minuti a quanto so.

Lo Stato attraverso i comuni prima delle 3 settimane dovrebbe distribuire a tutta la popolazione 2 kit di tamponi veloci da fare ognuno da se per ogni membro della famiglia, e dovrebbe creare un’ app cui comunicare per legge l’esito del tampone. In caso di positività la famiglia e i conviventi dei positivi (individuati appunto tramite app) dovranno essere tenuti sotto osservazione diretta da parte dell’asl con visite in video o in presenza al domicilio se vi è aggravamento ed eventuale spostamento in strutture ospedaliere al bisogno. Per questi soggetti e la loro famiglia alla fine delle 3 settimane l’isolamento dovrebbe protrarsi sin quanto il tampone diventa negativo. Il secondo tampone dovrebbe farsi in ogni caso, anche per chi era negativo, alla fine del lockdown,  prima di ricominciare a uscire con comunicazione esito sempre tramite app

-Per il mese di lockdown lo Stato dovrebbe garantire a tutti i liberi professionisti 600€, da pagare a metà mese puntualmente. Nel caso di dipendenti, lo Stato dovrebbe provvedere che le aziende chiuse paghino loro gli stipendi, garantendo ad esse lo sgravio fiscale tramite deduzione di quanto sborsato come stipendi durante il lockdown,   dalle tasse complessive da pagare nell’anno fiscale.

Per le aziende che non hanno i fondi per gli stipendi, lo Stato dovrebbe garantire ai dipendenti i 600€ previsti per i liberi professionisti, e aiutare l’azienda in questione con dei finanziamenti di periodo.

-Farmacie (Serranda abbassata e sportellino aperto) e uffici bancari e assicurativi aperti con accesso limitato e precauzioni (come a marzo).

Per il mese di chiusura, sussidi alle attività commerciali da versare loro a metà mese (pagamento affitto locali).

Secondo me chiudendo tutto per 3 settimane (o al Max per un mese), l’epidemia si fermerebbe o comunque si potrebbe ben contenere senza un tracollo, con le attività commerciali e i privati sostenuti dal Governo per un periodo limitato.

Per il mese in questione delibererei anche che parlamentari e senatori limitassero i loro stipendi e pensioni a 2500€, e devolvessero il resto affinché venisse usato per sostenere gli Italiani che debbono necessariamente fermarsi. È un piccolo contributo ma è già qualcosa.

Dopo le 3 settimane riaprire tutto con le solite limitazioni anti contagio, cioè mascherina, gel, misurazione della temperatura e schermi di plexiglas ove necessari. I comuni dovrebbero garantire l’uso gratuito degli spazi aperti ai locali. Sino a marzo i bar dovrebbero chiudere alle 20.30 con possibilità di consumazione solo ai tavoli distanziati almeno un metro e mezzo l’uno dall’altro o al bancone  con un massimo di 3 persone a volta dentro alla bottega.

I ristoranti dopo il lockdown, riaperti sino alle 24 solo con prenotazione e distanziamento dei tavoli e dei commensali.

Teatri e cinema riaperti, caldeggiando la possibilità di spostare all’aperto gli spettacoli con la predisposizione di spazi pubblici gratuiti. La gente vedrebbe ugualmente gli spettacoli ma col cappotto e con la mascherina. Potrebbero predisporsi le stufe da esterno così da scaldare gli spettatori.

Durante il lockdown spesa solo a domicilio come abbiamo fatto da marzo a maggio, anche per quanto riguarda le botteghe di quartiere, con predisposizione di personale per le consegne, munito di tutti gli strumenti anticontagio.

Questo il mio pensiero, forse non del tutto attuabile, ma…chissà…e speriamo bene.

Da Torino, Maria Antonietta Rizzo Corallo – Un tema, quello del Covid, che spesso mi lascia impotente e demotivata. Non vorrei essere al posto dei nostri politici, ma mi rammarico per la loro litigiosità pretestuosa e poco opportuna che crea solo disagio, confusione e tanta preoccupazione, vista l’incalzante pandemia.

 

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