A 60 anni muore Diego Armando Maradona, genio del calcio spettacolo


Un fulmine a ciel sereno ha colto di sorpresa il mondo del calcio. Diego Armando Maradona è morto a 60 per arresto cardiocircolatorio. Che dire di lui che non sia già stato scritto, che non sia stato osannato del suo essere stato il miglior giocatore al mondo. Genio e sregolatezza, questo campione dalla vita privata molto particolare ha deliziato gli amanti del pallone spettacolare, fatto di capacità balistiche uniche che hanno lasciato tutti con il fiato sospeso. Da pochi giorni era stato dimesso dall’ospedale, dopo avere subito un delicato intervento al cervello. Tuttavia, sulle vere cause del decesso, in questo momento le indicazioni dall’Argentina sono ancora frammentarie. Una doccia fredda che ha lasciato tutti sbigottiti. Le sue gesta calcistiche hanno lasciato una traccia indelebile soprattutto al Napoli, in cui per sette anni è stato l’artefice di liturgie domenicali in un rito pagano fatto di tocchi di palla deliziosi che era un piacere vedere per i tifosi che pagavano il biglietto per entrare allo stadio. Una vita, tante vite. Così si può sintetizzare la contrapposizione della professione di calciatore alla sua vita privata, che ha messo a nudo tutta la sua fragilità di uomo. Di lui mi aveva parlato il compianto giornalista de La Stampa di Torino Bruno Bernardi, il quale ebbe un rapporto d’amicizia con Maradona, per essere stato invitato alle sue nozze in Argentina. Tanti aneddoti che si sono intersecati al rapporto professionale tra il cronista al seguito delle partite di calcio e il campione che Bernardi descrisse più volte come calciatore unico nel suo genere, irripetibile, ma sfortunato per avere messo a repentaglio la sua vita in varie occasioni. Una fragilità che lo contrapponeva alla sua fantasia, al suo innato estro di predestinato campione che fin da bimbo giocava a pallone con i piedi scalzi nelle polverose strade dell’Argentina. Una storia, la sua, che è stata narrata ovunque attraverso la letteratura, il cinema, lo sport, la vita. Il campione e l’uomo. Due destini diversi, due versioni contrapposte di esistenza che si sono sdoppiate tra loro, e mai incontrati nel medesimo percorso di vita.

Salvino Cavallaro

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