— Dante Alighieri e la La Divina Commedia —
Rubrica “Incontri” a cura del Giornalista Salvino Cavallaro
Dantedì è il 25 marzo, giorno in cui gli amanti di Dante e della sua immensa letteratura riconoscono come l’inizio del viaggio nell’aldilà descritto letteralmente nella “Divina Commedia”. Quest’anno, in cui si celebra il settimo centenario della morte del padre della lingua italiana, questo giorno diventa ancor più importante di quanto già lo sia naturalmente. Già, il Sommo Poeta Dante Alighieri (1265 – 1321) che il mondo riconosce come l’artefice, il fondatore della lingua italiana e di quel principio filosofico – cattolico cristiano e culturale – che ha ispirato la Divina Commedia. La ricorrenza è stata istituita dal Consiglio dei Ministri su proposta del ministro della Cultura Dario Franceschini nel 2020. “Oggi è una giornata per ricordare in Italia e nel mondo il genio di Dante con moltissime iniziative che vedranno un fortissimo coinvolgimento delle scuole, degli studenti e delle istituzioni culturali. Dante ricorda molte cose che ci tengono insieme: Dante è l’unità del Paese, Dante è la lingua italiana, Dante è l’idea stessa di Italia”. Sono parole del ministro Franceschini che emergono in un’Italia sfilacciata e dilaniata da tanti problemi politici e sociali che spesso invocano all’unione come unica via per dare forza alla ripida risalita. Ecco, quello che fa pensare è proprio questo immortale messaggio di grandezza che l’immenso Dante Alighieri riesce a dare attraverso una universalità di sentimenti sempre attuali, nonostante siano trascorsi 700 anni dalla sua morte. E non è un caso che oggi le pagine della “Divina Commedia” siano lette in tutte le lingue del mondo e anche attraverso tutti i dialetti italiani da cui parte la cultura del nostro Paese. Mai nessuno ha potuto vantare tanta grandezza di riconoscimenti univoci di apprezzamento letterario. Sì, perché Dante è unico e immenso poeta carico di melodie culturali che s’incamminano proprio in quell’inizio del suo Poema che sà di umano: “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura ché la diritta via era smarrita”. Inferno, Purgatorio e Paradiso. Un Poema composto da 100 canti dove ogni Cantica ad eccezione della prima che ne ha 34, sono divisi in 33 + 33. La Divina Commedia è un viaggio universale il cui scopo narrativo è (come afferma Dante nella sua Epistola a Cangrande) di trasportare l’intera umanità dallo stato di miseria a quello della felicità. Un viaggio nei regni dell’aldilà che Dante percorre dopo essersi smarrito nella “selva” del peccato per salvare la propria anima, aiutato a percorrere l’inferno e il purgatorio dalla guida di Virgilio che rappresenta la ragione, e poi il paradiso, dove Dante è accompagnato da Beatrice che è il simbolo della Fede. Ah! Ma quanto è bello ripercorrere tali pagine immortali di letteratura che entrano nell’anima e che ancora oggi, specialmente in questi anni di assoluta confusione in cui ci domandiamo spesso il significato della vita, perché siamo nati e che senso avrebbe questo nostro cammino terreno fatto di cadute e faticose rialzate, se l’aldilà percorso da Dante non rappresentasse la risposta a tante domande. Dante e la Divina Commedia, un tesoro che tutti noi custodiamo gelosamente. Una ricchezza culturale capace di migliorarci dal punto di vista umano. E in fondo il tempo cos’è se non il trascorrere degli anni che porterà poi la nostra anima in quell’aldilà di dantesca letteratura, dove il proseguire il percorso attraverso l’inferno, il purgatorio e il paradiso rappresenta il nostro purificarci?
Salvino Cavallaro