Il nostro Paese rischia tanto. Sia con le riaperture che di fatto non ci sono ancora, sia per le riforme legate Recovery Plan che l’Europa aspetta a fine mese e che devono essere approvate dal Cdm e dal Parlamento.
I mal di pancia provengono tutti dagli stessi partiti che sostengono la maggioranza che non condividono alcune posizioni grilline e i loro continui diktat o pretese.
Forse Il Governo Draghi è già in crisi, così sostengono alcuni politologi e attenti osservatori.
La maggiorana esprime malumori provenienti dai loro bacini elettorali, che sono concreti e mirano a riaperture vere. La stagione turistica è già alle porte e molti lavoratori del settore sono preoccupati per le loro occupazioni e attività, come le stesse imprese che temono un nuovo calo del fatturato.
Problemi seri e reali che sulla bilancia del governo Draghi pesano come macigni… da non trascurare e sottovalutare.
Molti cittadini sono compressi come una molla pronta a scattare in qualsiasi momento, anche con rivolte spontanee, come è avvenuto a Roma, che potrebbero essere strumentalizzate da frange estremiste di destra e di sinistra che non accettano più di dover fare sacrifici sulla loro pelle e su quella delle loro famiglie. Si colpiscono sempre gli stessi settori – dicono – come la ristorazione, il turismo, i musei gli operatori dello spettacolo e tantissime attività che forse tanti ministri al governo del Paese neppure immaginano minimamente dall’alto della loro posizione di “potere”. Una nuova “casta” che appare “sempre più impreparata e non in grado di proporre e attuare progetti, riforme da mettere in pratica: quella della Giustizia, del fisco, della Scuola in particolare, diventata un vero colabrodo d’idee utopistiche senza senso e prive di una progettualità per il futuro dei nostri ragazzi”.
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Il nostro Paese in atto è in affanno, prima per le riaperture che non sono state predisposte secondo le aspettative delle partite iva e degli imprenditori dei settori turistico-alberghiero, delle ristorazioni, dei bar e così via, poi
Perché da lunedì 26 si ricomincia, ma come? Restrizioni come prima. Ciò che scontenta tutti. Le chiusure che ci siamo lasciati alle spalle a cosa sono servite, visto che i contagi e i morti continuano come e peggio dello scorso anno (era Conte 2).
Il “rischio ragionato” così non funziona e il coprifuoco incendia la politica leghista e non solo.
Coprifuoco, i motivi dello scontro Draghi-Salvini: perché la misura resta in vigore.
Proprio per il coprifuoco lo scontro Draghi-Salvini appare quasi una rottura e una chiamata alle armi delle imprese alle quali non viene consentito di lavorare perché nel governo ci sono personaggi che con le imprese non vanno d’accordo perché ancora legate ad ideologie del passato che di fatto non è ancora morto.
Ma la misura pare debba restare in vigore.
Poi c’è il grosso problema, un macigno, del Recovery Plan annunciato in Parlamento da Draghi.
Il progetto, la bozza, è contestato nello stesso esecutivo ed è causa di dissensi tra anime diverse e i malumori si palpano in modo quasi visibile.
Ognuno vuole dire la sua. E Draghi appare già un Premier tecnico in crisi in un governo che dovrebbe essere di unità nazionale.
Forse sarà proprio a causa del Recovery Plan che ci potrebbe essere una crisi? Non sappiamo ma le condizioni ci sono tutte e nessuno cerca di nasconderle.
Il Cdm di oggi delle 10,00 è slittato di qualche ora e ancora non sappiamo cosa sia successo.
Ma cosa dice questo benedetto Recovery? Intanto i contenuti stanno causando tensioni e isterismi vari tra i partiti vari.
Questo Governo è stato affidato a Draghi per rifare il documento precedente di Conte2 o modificarlo sostanzialmente, un piano che dovrebbe salvare il Paese dalla catastrofe economica e far rinascere la nostra amata Nazione: i contenuti del piano e delle riforme da proporre all’Ue entro questo mese sono importantissimi e ognuno intende partecipare attivamente perché li condivida e li faccia propri.
Ma i protagonismi a volte sono controproducenti se eccessivamente enfatizzati.
La maggioranza o parte di essa, punta il dito sul superbonus del 110% e anche su quota 100 la cui proroga non è prevista.
Il superbonus per edilizia e simili attività non andrà oltre il 2022, salta cioè il 2023 cosa sgradita particolarmente ai grillini ma anche a Forza Italia e al mondo delle imprese del settore.
Per i grillini, sempre tassativi, la sua proroga è considerata irrinunciabile, praticamente il solito diktat tra i tanti che hanno sempre fatto da quando sono al governo, dal 2018. Da quando sono diventati l’altra “casta”.
Ma cambiare tutto non è facile e i tempi delle scadenze con l’Ue incombono.
Se il Governo va in crisi il problema non è solo Salvini ma appartiene anche ai 5s e ad altri partiti…
Oggi, il capo della Lega Salvini ha fatto il punto sulla sua opinione politica che ricalca i desiderata degli elettori che lo riguardano, ma anche di quegli imprenditori di idee diverse dalle sue, difendendo le aperture delle attività che più di tutte stanno patendo la crisi a causa della pandemia da covid.
Il problema per lui non è Draghi ma la tutela delle imprese e dei lavoratori, che di fatto sono bloccati da oltre un anno e il fatturato soffre maledettamente e morde…
La quota 100 lo interessa alquanto, non è prevista dal recovery e la proroga non c’è.
E qui, sondare la complessità delle richieste dei componenti della maggioranza di governo a Draghi appare impresa ardua e dare a tutti soluzioni pratiche in questa cornice complessa e caotica si appalesa arduo…Forse il Premier paventa o prevede una crisi senza uscite? Non sappiamo ancora.
Le prossime ore e il futuro decideranno tutto e si sonderà nei fatti anche la stabilità o la precarietà del governo dove gravitano parecchie anime l’un l’altra contrapposte…e litigiose. Ma i fondi Ue non si possono perdere, sarebbe fatto gravissimo che colpirebbe tutti.
Vedremo come finirà. E tutta questione di giorni o… forse di ore.