A luglio si esauriranno gli ammortizzatori sociali a
zero ore per i lavoratori dell’acciaieria Duferco di Giammoro ( Me). In
prossimità della scadenza, Cgil e Fiom siciliane e di Messina hanno
chiesto all’azienda il confronto sulle prospettive dell’impianto e
l’incontro è fissato per il 9 maggio. “Questi ultimi ammortizzatori
sociali – scrivono in una nota i segretari generali della Cgil Sicilia e
Messina, Alfio Mannino e Pietro Patti, e i segretari della Fiom
siciliana e messinese, Francesco Foti e Daniele David- sono iniziati a
febbraio, ma già dal 2011 la Duferco ha fatto ricorso senza soluzione di
continuità a cassa integrazione e contratti dei solidarietà, anche nel
2022, quando il gruppo ha visto crescere valore aggiunto e dividendi per
gli azionisti”. Al Ceo, Tonino Gozzi, i sindacati chiedono “parole
chiare sul futuro produttivo dello stabilimento e sul destino
occupazionale di oltre 300 operai, tra diretti e indotto”.
Cgil e Fiom chiamano però in causa anche le amministrazioni locali e il
governo regionale “il cui silenzio- affermano- sconcerta. L’assessore
regionale alle Attività Produttive, Edy Tamajo,- dicono i segretari di
Cgil e Fiom- avrebbe dovuto convocarci a novembre scorso, ma finora
niente, non ha neanche chiesto conto del suo operato a un gruppo privato
che intercetta le risorse pubbliche del Pnrr, ovvero il 70% delle
risorse messe a disposizione per la produzione di idrogeno, mentre
toglie salari e prospettive occupazionali a un territorio già
abbondantemente impoverito e depredato”.
“Ci aspettiamo una presa di posizione e un intervento deciso delle
istituzioni regionali”, affermano Mannino, Patti, Foti e David. Se non
dovessero delinearsi prospettive produttive e occupazionali chiare per
il sito siciliano- sottolineano- con il mero mantenimento della sede per
drenare risorse del Pnrr, ci troveremmo di fronte a un’altra operazione
imprenditoriale che non lascia nulla alla Sicilia. Il governo regionale
in questo e negli altri casi critici che riguardano il futuro
dell’industria, non può stare a guardare”.
I segretari di Cgil e Fiom parlano di “dismissione strisciante
dell’impianto avviata da tempo da Duferco e regolarmente- sottolineano-
da noi denunciata. Scelta – rilevano- confermata anche dai recenti
investimenti sull’energia e sulla logistica. Dov’è – chiedono- il piano
industriale per l’acciaieria di Giammoro? Quale rilancio della
produzione si ipotizza e quale nuova necessaria specializzazione a
fronte della esternalizzazione di interi settori (attrezzeria,
raddrizzo, manutenzione a giornata) e della cessione agli impianti del
nord dei profili più commerciali?”. Cgil e Fiom peraltro ipotizzano che
il sito venga lasciato in queste condizioni anche per impedire, data
l’infrastrutturazione strategica dell’area, l’insediamento di qualche
concorrente”.
Al Ceo Gozzi, “che è anche componente della squadra del Presidente di
Confindustria – osservano Cgil e Fiom- e che rilascia interviste a
raffica rivendicando, come nel caso dell’Ilva, certezza sul piano
industriale, che chiede al Governo una politica che confermi l’acciaio
come asset strategico e, giustamente, e rivendica una grande operazione
verità, chiediamo certezze sul futuro dell’impianto di Giammoro-
conclude la nota- l’unico in perenne cassa integrazione e ad aver visto
dimezzarsi gli investimenti negli ultimi 5 anni. Dal canto nostro faremo
il necessario per impedire che l’ennesimo disastro sociale ai danni di
questo territorio.
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