Salvino Cavallaro – Essere europeisti convinti, così come noi siamo da sempre, ci mette di fronte ad una delle più grandi delusioni di carattere politico mai vissute fino ad oggi. Il tema sull’immigrazione è ormai considerato una piaga sulla quale si disarma sull’eventuale cura. Una sorta d’incapacità a trovare il sistema per migliorare un vissuto che investe il tessuto sociale del nostro Paese. Negli ultimi 4 giorni sono state salvate 10.500 persone nel Mediterraneo, mentre i sindaci delle varie città non trovano disponibilità ad ospitarli sul proprio territorio. E’ la conferma che l’emergenza migranti sia ormai inarrestabile e ingestibile dal punto di vista di una ospitalità che dovrebbe essere coordinata coinvolgendo i massimi vertici europei che brillano per la loro totale assenza. Parole, discorsi che sanno di populismo, ma poi nulla accade in termini di aiuto fattivo nella gestione delle persone. E così si va avanti più con lo spirito etico che sfocia nel sentimento cattolico – cristiano, che su reali basi di capire bene come frenare questa inarrestabile emorragia umana che cerca aiuto. Il ministro dell’Interno Minniti in carica dal 12 dicembre 2016, in questi giorni era partito per gli Stati Uniti d’America per avere una serie di incontri istituzionali a Washington. Poi, appresa la notizia delle 10.500 persone salvate nel Mediterraneo, ha fatto subito ritorno a Roma annullando ogni impegno istituzionale in agenda. Il ministro Minniti ha subito chiesto un incontro con il Governo e con il primo ministro Gentiloni, perché è evidente che c’è qualcosa da rivedere nella gestione della politica internazionale. E’ urgente fare pressioni su Bruxelles. Il governo è responsabile su una questione che il perdurare del disinteresse dell’Europa, sta quasi rallentando ogni sollecitazione a intervenire decisamente. Capiamo che i problemi da mettere a confronto sul tavolo sono tanti e tutti spinosi, ma bisogna intervenire con urgenza. Tra le massime preoccupazioni c’è quello relativo al traffico degli esseri umani in corso in Libia, mentre non meno importante risulta essere il problema interno legato al rapporto politico con i sindaci, che sta provocando tutta una serie di contestazioni pericolose per la sicurezza. Adesso si stanno valutando tutta una serie di misure atte a predisporre al meglio l’accoglienza degli immigrati. Ma si tratta di continui accorgimenti che non vanno alla radice del problema. Si sta pensando infatti di aprire le porte delle caserme, di creare delle mini tendopoli (cercando di non creare dei ghetti), di utilizzare scuole in disuso; ma il problema non è fare fronte all’emergenza, il problema è l’Europa che praticamente ci dice: arrangiatevi. Adesso la situazione è al limite della sostenibilità. Suonano costantemente i campanelli d’allarme che fanno fronte ai trafficanti di esseri umani che si sono organizzati a ricavare parecchi milioni di euro dalle tratte della speranza di una vita migliore. E poi si teme per la rivolta dei cittadini che si rifiutano di convivere con i profughi. Insomma, siamo di fronte a un’emergenza che tradisce la fiducia verso un’Europa incapace di scuotere le proprie coscienze, mentre resta la vera responsabile di un tortuoso presente senza futuro.