Il governo che non c’è per colpa di Renzi – Ma ora l’incarico è stato affidato a Draghi che ci auguriamo formi un governo forte e più credibile


Sotto un certo punto di vista Matteo Renzi, che con la sua Italia Viva è imputato di avere fatto cadere il governo, non dice cose tanto astruse ma, più semplicemente, sbaglia a imporsi sempre con toni minacciosi, forte del calcolo che senza di lui non esiste la maggioranza. E poi resta quel neanche tanto velato dualismo ad personam contro Conte, Di Maio e  5Stelle, quasi a volersi vendicare di torti subiti in passato per la questione Monte dei Paschi di Siena legata a suo padre. Questo, naturalmente, è un nostro personalissimo pensiero, visto che in tutto questo sconquasso creato ad arte dal politico toscano non si trova nessun riscontro positivo, proprio in un momento in cui l’Italia vive giorni, mesi, anni di crisi nera che indurrebbe a un più esemplare unirsi per  superare muri invalicabili di inopinata costruzione, fatta ad arte per cogliere gli interessi personali. Già membro del Partito Democratico, Matteo Renzi è stato presidente della Provincia di Firenze dal 2004 al 2009 e sindaco di Firenze dal 2009 al 2014. Eletto segretario del PD il 15 dicembre 2013, nel 2014 ricevette l’incarico di formare il nuovo governo dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sostituendo il dimissionario Enrico Letta. Fin dall’inizio in cui è entrato in politica si è sempre dichiarato artefice a “rottamare” i parrucconi, i politici secondo lui attempati che non smuovevano il posteriore per non perdere la poltrona. Una filosofia che si perde nella notte dei tempi di una politica che ancora oggi ci insegna a curare prima gli interessi personali, in barba a quelli che sono i veri bisogni del Paese. “E adesso ne vedremo delle belle…..” disse Matteo Renzi quel primo giorno in cui è stato eletto segretario del PD. E, in effetti, con questo sistema ha continuato a fare politica durante l’arco degli anni in cui, dopo avere governato nella Presidenza del Consiglio dei Ministri finita il 12 dicembre 2016, aveva dichiarato di volersi mettere da parte e di stare ai margini dei vertici. Così lui diceva, ma poi non è stato così, perché quel “ma non dovevamo vederci più?” è diventato un ritorno alle origini, uscendo ufficialmente dal PD per creare battaglia politica con il suo nuovo partito: Italia Viva. Storie di politica italiana, storie di personaggi inaffidabili, storie di ipocrisie e di promesse mai mantenute. Percorsi politici che nulla hanno a che fare con l’Italia dei grandi statisti, delle grandi ideologie, degli scontri veri tra sinistra, destra, centro, che avevano ben marcato il senso di una parvenza di unione per un’Italia che pur avendo incontrato le sue storiche crisi economiche e sociali, dimostrava di essere gestita in maniera politicamente più consona a quella realtà. Non è dietrologia se diciamo che certe rottamazioni volute da Renzi non hanno portato a nulla, anzi, ci hanno fatto capire che quel cambio generazionale ha peggiorato la situazione del Paese, affidato purtroppo a mani incapaci che hanno ridotto l’Italia a non riconoscersi più. E adesso che continuiamo a essere senza governo, ad assistere a diatribe di carattere personale più che politico, ci ritroviamo in mezzo al guado di una pandemia che tutto ha raso al suolo. Ci vorranno ancora tanti anni per ricostruire questa nostra Italia che tanto amiamo a parole, ma con i fatti la stiamo distruggendo. Tutti, a partire dal governo che ancora non c’è, dobbiamo sentirci responsabili di avere prodotto gravissime lacerazioni che si ripercuoteranno nella vita futura di un Paese che soffre, che è ridotto ai minimi termini e che dimostrandosi in chiara agonia non trova alcuno in grado di risollevarlo con forza, partecipazione, sensibilità verso il miglioramento collettivo. Troppo incancrenito è l’odio politico, troppo evidente è quel “Te la faccio pagare”, che significa autodistruzione. Se resta ancora una flebile speranza, si cerchino delle figure valide e di cultura politica seria e non di basso profilo. Il Governo Italiano aspetta.

Salvino Cavallaro

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