— Agenzia di Stampa Agim —
— A Cura di Giuseppe Stella —
Il governo che sta per nascere ha il taglio squisitamente tecnico con pochi rappresentanti politici da inserire… ma solo se preparati e capaci.
Conte è fuori perché non fa parte del Parlamento degli eletti e quindi non può ambire a nessun ministero, o almeno così dovrebbe essere. E neppure a incarichi di sotto-governo
Ci troviamo e assistiamo di giorno in giorno alla decadenza (anche socio-strutturale) incondizionata della politica che non ha affatto dimostrato di esserci in un momento cruciale e pericoloso per il Paese e per gli italiani e non ha sin qui prodotto idee e contenuti programmatici e neppure progetti di lungo respiro che possano portare il Paese alla RIPRESA vera.
Un Governo e un Parlamento senza idee non poteva fare molta strada.
La crisi di governo, avvenuta a causa di quella fase di estrema litigiosità ed intransigenza
dei grillini che non conciliavano su niente perché ritenevano presuntuosamente di dover dare sempre e solo loro le carte, ha chiuso un’esperienza, quella di Conte, premier di un Governo raffazzonato e confusionario con ministri non certo all’altezza del compito immane di dare risposte vere all’Italia che boccheggia (dal lato economico e sanitario).
La causa di tutto non è attribuibile a Renzi, che invece ha posto problemi rilevanti di politica dei contenuti e dei progetti, che ancora purtroppo non ci sono affatto e che aspettano di essere elaborati con scienza e coscienza, ma dell’andazzo “politico” (si può usare questa parola?) introdotto da neofiti del Parlamento, eletti o nominati “per grazia ricevuta, che non avevano la minima idea di come condurre operativamente e fattivamente ministeri ed elaborare norme settore per settore. Insomma, il Parlamento è stato invaso dal 2018 in poi da “dilettanti allo sbaraglio” (i cosiddetti nuovi barbari), gente senza esperienza, e questo vale anche per il fu premier Conte, che hanno inasprito il dibattito con prese di posizione spesso insensate, incomprensibili e prive di senso, esautorando persino il Parlamento, con la scusa del covid 19, e convocandolo pochissime volte per discutere nel luogo più sacro per la democrazia Italiana.
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Conte ha chiuso l’esperienza a palazzo Chigi in forma di resa innanzi alle sfide future che avrebbe dovuto affrontare e tutti i nodi sono venuti al pettine all’improvviso prorompenti e dirompenti.
Poi, i partiti, ma ciò si prevedeva, sono stati colpiti da una bufera improvvisa, implodendo e accartocciandosi su se stessi a causa della loro totale mancanza d’impegno intellettuale o morale dovuto proprio a mancanze di idee ed iniziative politico-sociali e soprattutto economico. Sono mancati progetti e riforme di respiro ed esaustive di breve, media e lunga durata. Senza tali idee hanno finito per litigare di continuo senza nulla produrre.
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Oggi, di fatto non ci sono Statisti all’altezza, Conte è andato per la sua strada isolandosi e vivendo in un mondo a sé e dando davvero la sensazione di essere attaccato come non mai al suo incarico, facendosi in quattro per poterlo procrastinare ad ogni costo…
Ma il discorso vale anche per Renzi che ha lavorato per suoi scopi…e per una maggiore visibilità nella speranza di incrementare voti e consensi e rompere il binomio (ineffabile?) Pd-M5s. Anche Salvini, obnubilato dai sondaggi che lo davano a poco meno del 40, ruppe con Di Maio e i 5s, credendo di realizzare alle politiche, che poi non si fecero, un grande consenso elettorale.
Ora però è entrato Draghi in scena. La scelta illuminata di Mattarella fa sì che il Paese finalmente possa riprendere quota. Una garanzia per l’Europa e il Mondo che ci guardano da tempo, per il Recovery Fund che dovrà essere impiegato secondo le linee guida tracciate
I 209 miliardi sono l’ultima speranza, l’ultima spiaggia per il Paese pressoché distrutto di fondi europei sono una sorta di ultima spiaggia.
Conte non dava più le garanzie dovute e necessarie all’Ue e agli ambienti economico-finanziari Europei.
Mattarella dunque ha agito saggiamente e oculatamente, valutando il tutto, ovviamente anche il dramma della pandemia ancora presente e non certo domata, ma pure il problema dei conti pubblici disastrati. E ha valutato anche i tempi tecnici (lunghi) di eventuali elezioni anticipate che per il momento impedirebbero anche la redazione ottimale delle riforme strutturali di cui ha gran bisogno l’Italia e che l’Europa ci chiede a giusta ragione dallo scorso anno.
Ma Draghi dovrà cercare il consenso in Parlamento con i voti di fiducia necessari.
Però si può pensare che Mattarella abbia già fatto bene i suoi calcoli.
E nei partiti la tensione si taglia a fette perché un Governo tecnico non è gradito a tutti, in particolare a certi grillini che già polemizzano (come del resto sempre fanno).
L’esecutivo certamente sarà a base tecnica, con pochi politici e meno poltrone a disposizione.
Il sì a Draghi però arriva da PD, Renzi e centristi vari…come pure da Fi (decisissima)
Nell’ M5s prevalgono, ed era prevedibile, posizioni di spaccatura interna, come al solito, e i capi sono per un NO a Draghi (a parole).
Ma i seguaci di Di Maio sono più cauti e anche tantissimi Parlamentari di questo quanto mai anomalo movimento ai quali l’idea del voto anticipato non li attira granché poiché molti di loro se ne andrebbero a casa senza più speranza di tornare a far parte del Parlamento.
Inoltre, molti grillini sanno che un no li isolerebbe dall’Europa e dunque sono sotto scopa e senza scampo.
Salvini e Meloni? Anche loro non hanno scelta. Mattarella i conti se li è fatti molto bene e ha avvisato tutti pubblicamente che le elezioni anticipate potrebbero far colare a picco l’Italia in brevissimo tempo con gravissime conseguenze per tutti partiti e per la RINASCITA del Paese.
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