I MOLTI NODI DELLA VALUTAZIONE SCOLASTICA, partendo ovviamente da quella riferita agli studenti per finire alla critica del sistema Scuola e a chi è chiamato ad operarvi e vi opera


 — Servizio a cura di Giuseppe Stella —

— Agenzia di Stampa Agim  —

Progressi non ce ne sono stati, anzi la qualità dell’Istruzione è peggiorata sensibilmente, ledendo persino il diritto allo studio di masse sempre più crescenti che abbandonano anzitempo la Scuola dell’Obbligo (terza Media). 

Chi giudica il giudice che sbaglia? L’Appello…e poi la Cassazione e infine Strasburgo, in particolare (l’ultimo caso) se ci sono state violazioni dei diritti dell’uomo che in campo giudiziario sono moltissime. Nel nostro Paese ve ne sono state a iosa…e continuano imperterrite, ma anche in ogni altro campo spesso con violazioni allo stesso concetto di  democrazia.

Il sistema giudiziario è comunque caso a sé e sinora, sin da decenni, non c’è stata mai una seria riforma; soprattutto i Pm si sono appropriati di competenze non proprio legittime, devastando il sistema e politicizzandolo a proprio uso e consumo: vedi persecuzioni giudiziarie acclarate e per meri fini politici, vedi intromissioni in problemi di campo non pertinenti e partitocratici. Anche nel sistema giudicante, pur se qui i giudici sono sempre terzi, o almeno dovrebbero esserlo, ci sono molte cose che non vanno come dovrebbero andare e sovente la Giustizia si rivela poco parziale e spesso sbaglia clamorosamente rovinando alla radice esistenze umane e famiglie intere…

 

Ma andiamo alla Scuola

I docenti, prima di valutare un alunno, dovrebbero capire bene se i discenti hanno appreso bene ciò che hanno trattato in classe in ogni lezione che svolgono nelle varie discipline: dunque, vanno verificati in primis i processi di acquisizione degli argomenti man mano sviluppati e ogni insegnante si deve rendere conto se le sue lezioni sono state recepite in modo proficuo o meno. Per far ciò è necessario operare innanzitutto una scuola a tempo pieno (mattino e pomeriggio) con eventuali compiti da svolgere in classe con gli stessi docenti e a rotazione.

Preliminarmente sul valutare, che significa attribuire valore (civico, etico ecc…)

in questi ultimi tempi si è parlato e si parla sempre più insistentemente. Disciplina per disciplina.

Tali valori sono una scelta oltremodo soggettiva che varia da persona a persona che li attribuisce.

Valori non certo verificabili né oppugnabili  poiché pressoché  insindacabili. A meno di ricorsi (soprattutto per le bocciature ritenute ingiuste) giudiziari che spesso lasciano il tempo che trovano e non risolvono i problemi alla radice.

Quindi valutare non è stabilire dati di fatto, ma attribuire un valore in base a principi personali rispetto ai quali si registra nella realtà o per convenzione una qualche condivisione.

Valutare è pure un agire interpretativo (opinabile e variabile da persona a persona). Ad esempio: un docente di matematica valuta sufficiente uno studente mentre un altro gli da un otto (magari per simpatia…o perché ha la “ manica più larga”). Chi è nel giusto?

Parlare di valutazione scolastica dunque non è facile e né i voti sono oro colato o Vangelo da qualunque parte o scuola vengano.

Ma la valutazione è pure motivo di impaccio per chi si sente esaminato e giudicato e questo non fa piacere a molti (o per lo meno alla massa degli studenti in fase adolescenziale).

L’esame di maturità tecnico-scientifica, o classica, è spesso un patos per gli studenti i quali inseguono la valutazione migliore che è un fattore piuttosto plurivalente e deformante della realtà e/o un alto riflesso emotivo che purtroppo viene celebrato annualmente con riti bizantini da dissacrare nel contesto moderno in cui viviamo e in cui prevale sempre più l’auto-cultura che i giovani apprendono da sé in forma autodidattica nei campi di interesse specifico che non vengono valutati né tanto meno considerati. Dunque valutazioni monche.

 

Poi bisogna valutare  stress occasionali e casuali che possono diventare determinanti rispetto ad esiti inaspettati, e questo vale per le prove “Invalsi” del curriculo scolastico  da abolire e sostituire con metodi meno invasivi e più intelligenti, più resilienti.

Valutare essendo neutrali non è dunque concepibile perché le risposte nozionistiche limitano ogni orizzonte creativo così come le risposte a quiz, tipo indovino-indovinello, contenuti in libri di testo (scuola dell’obbligo) che a dir poco limitano la creatività, se non la libertà di pensiero con tecnicismi inauditi. Forse sarebbe meglio non valutare e …insegnare, accertandosi poi che tutti gli alunni abbiano compreso le lezioni a dovere. Cosa forse più saggia e logica.

Ma la valutazione oggi non si riferisce  solo agli studenti: se i ragazzi non apprendono, spesso i problemi riguardano proprio la meccanica d’insegnamento (o metodologia) dei docenti e i loro prodotti: se infatti un alunno non impara il docente deve, o almeno dovrebbe, dimostrare cosa ha fatto ( o non ha fatto) per il suo recupero. E qui entra in gioco anche la Scuola che deve dare dimostrazioni reali a supporto di una bocciatura o di un abbandono scolastico (che sono tantissimi).

Se qualche decennio fa la valutazione si riferiva quasi esclusivamente agli studenti, oggi non è più così. Infatti si parla di:

  1. valutazione degli alunni che studiano;
  2. valutazione degli insegnanti delle scuole;
  3. valutazione d’Istituto e delle varie scuole;
  4. valutazione comparativa dei sistemi d’insieme.

              La valutazione dei ragazzi che apprendono

come abbiamo visto dipende da vari fattori e generalmente riguarda il profitto ma anche il comportamento tenuto in classe. Nella rivoluzione culturale sessantottesca si volevano abolire i voti e all’università gli studenti volevano che si  assicurasse il 18 minimo a tutti, ciò che non fu mai concesso. Ad Architettura a Torino e altrove, gli studenti quando si chiedeva loro a cosa servisse il goniometro rispondevano che rappresentava “lo strumento del potere”…Insomma battaglie e battaglie, ovviamente spesso di tipo politico e strumentale, su tante cose  e anche sui voti…

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Poi si parla anche in ambienti pedagogici di “VALUTAZIONE FORMATIVA”. Cosa è?

“ E’ una valutazione per l’apprendimento, cioè a servizio dell’apprendimento: alunno e insegnante possono avvalersene  per capire che cosa fare per migliorare

l’uno nel proprio percorso formativo,

l’altro nell’impostazione e nell’orientamento del processo didattico.

Una valutazione per l’apprendimento è qualsiasi valutazione che ha, nella sua progettazione e pratica, come prima priorità lo scopo di promuovere l’apprendimento degli studenti.

È diversa dalla valutazione progettata principalmente per lo scopo di rendicontazione o di classifica degli studenti o di certificazione della competenza.

Un’attività di valutazione può aiutare l’apprendimento se fornisce informazioni che gli insegnanti e i loro studenti possono utilizzare come campo d’attrazione per valutare se stessi e i propri compagni e modificare le attività di insegnamento e di apprendimento, attività nelle quali sono impegnati.

Tale valutazione diventa “valutazione formativa” quando le informazioni sono effettivamente utilizzate per migliorare il lavoro di insegnamento e per ciò stesso soddisfare le esigenze di apprendimento”.

Fonte: Black, Harrison, Lee, Marshall, & Wiliam (2004)

 

La valutazione formativa si compie “durante” il processo di insegnamento e come tale, potremmo dire, si confonde con esso.

Essa, seppure raccoglie informazioni dallo studente sulla sua comprensione, non ha lo scopo di trarre informazioni sul suo apprendimento, ma sull’efficacia dell’insegnamento. È valutazione della classe e non dell’individuo, ma ha lo scopo di scoprire chi o quanti non hanno inteso quello che è stato spiegato.

Valuta la comprensione, ma non per giudicare l’apprendimento, per scoprire per chi modificare l’insegnamento.

La valutazione formativa non riguarda gli studenti, ma insegnanti e studenti che da essa ricevono informazioni su ciò che fanno o sta accadendo per modificare l’insegnamento o l’apprendimento, e per chi è necessario farlo”.

 

Cosa rende formativa la valutazione?

Ciò che rende formativa ogni particolare valutazione non è lo specifico strumento di misurazione impiegato, ma il modo in cui sono usate le informazioni raccolte dallo strumento.

Se l’insegnante utilizza le informazioni tratte da una determinata valutazione (un quiz, un questionario aperto, un problem solving, un saggio breve …)

per monitorare l’apprendimento,

per dare feedback agli studenti,

per adattare le sue strategie didattiche in modo da incoraggiare il progresso verso gli obiettivi desiderati,

quell’insegnante è impegnato in una valutazione squisitamente formativa.

 

La pratica della valutazione formativa

Per svolgere una valutazione formativa efficace, l’insegnante deve sviluppare nella classe la cultura dell’apprendimento, cioè un clima e un modo spontaneo di sentire e di vivere l’apprendimento stesso. Deve creare, in modo implicito e indiretto, un clima che invita o richiama all’impegno, comunica aspettative e risultati, dimostra pazienza, disponibilità, attenzione e incoraggia il miglioramento.

Nel valutare, l’insegnante dovrebbe focalizzare tutta la persona dello studente, tenendo conto tanto delle sue abilità quanto dei suoi sentimenti. Vi sono studenti timidi, ansiosi, incerti e perfezionisti che vivono il compito scolastico con forti emozioni: essi si caratterizzano per la stretta connessione che vivono tra cognizione e emozione. Spesso l’emozione condiziona l’abilità cognitiva e viceversa.

L’insegnante non può rivolgersi agli studenti distinguendo il lato emotivo da quello cognitivo: lo studente è un tutt’uno. Quando non raggiungono i risultati desiderati, essi vivono scoraggiamento e delusione, perdono la stima di sé, rifiutano il compito e gli argomenti disciplinari. Quando raggiungono un risultato eccellente essi provano anche orgoglio, fiducia in se stessi, piacere: percepiscono un rapporto di vicinanza e di comprensione con l’insegnante che “empatizza”. Ma se l’insegnante si focalizza sulla dimensione cognitiva senza sintonizzarsi con le loro emozioni, provano sentimenti di estraneità verso di lui.

Condividere con lo studente scoraggiamento e sfiducia a causa dell’insuccesso come anche gioia per il successo conseguito è l’atteggiamento che certamente crea un clima positivo e favorevole al riconoscimento dei propri limiti e propizia la disponibilità a impegnarsi per superarli.

 

Fonte consultata sulla valutazione formativa:

 

Istituto Comprensivo Completo Asola – Via Raffaello Sanzio, 4 – 46041 Asola (MN)
Tel.: 0376 710 279 – Fax: 0376 720953 – Email: mnic80000x@istruzione.it – PEC: mnic80000x@pec.istruzione.it

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