— La tragedia della funivia del Mottarone, Stresa —
Rubrica “Incontri” a cura del Giornalista Cavallaro
Ci sono storie al mondo che colpiscono la propria sensibilità e fanno riflettere su quante volte nella vita siamo sbadati sull’importanza di vivere apprezzando ciò che abbiamo, che facciamo, che intraprendiamo anche nell’incertezza del futuro. Sono sicuro di non scoprire l’acqua calda quando dico che non sappiamo mai cogliere il significato profondo di vedere l’inizio e la fine del giorno, per poi sperare di gustare il suo ricominciare. Troppo presi siamo da angosce, paure e sensi di comprensibile fragilità sul futuro, sia esso inteso come domani, dopodomani e dopodomani ancora, lasciando stare il presente anche quando riveste particolare criticità. Eppure, quando avviene una tragedia come quella di questi giorni sulla funivia che da Stresa porta al Mottarone, ecco che sovvengono alla mente pensieri che invogliano a smettere di angosciarsi per il nostro futuro, perché il nostro futuro è già adesso. Eitan, il bambino di 5 anni ricoverato d’urgenza all’Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino dopo essere stato l’unico superstite della tragedia avvenuta sulla funivia di Stresa, fa pensare al miracolo, anzi alla forza dell’amore che è capace di opporsi al destino, anche quando il destino stesso si presenta crudele, forte della sua malvagità. La storia di Eitan nasce come un fiore sbocciato tra i rovi spinosi e impietosi di ciò che a tua insaputa ti prepara la vita, l’ineluttabile contro cui non si può lottare. E invece in quell’istintivo gesto di papà c’è racchiuso l’amore che è più forte del destino. Ma qual è stato questo gesto? I soccorritori e poi anche i medici riferiscono che Eitan si trovava con papà, mamma e il fratellino in quella cabina maledetta della funivia del Mottarone sul Lago di Garda. Con loro c’erano altre persone, tutte morte dopo la caduta rovinosa della cabina, così come la famiglia israeliana di Eitan residente a Pavia e lì per trascorrere una domenica di spensieratezza dopo tanta clausura imposta dalla pandemia. Ebbene, in quel preciso istante in cui si è consumata la tragedia, il papà di Eitan istintivamente si è buttando sul suo corpicino per fargli da scudo contro la morte. E’ stato l’ultimo atto d’amore prima che tutti i componenti di quella cabina fossero schiacciati dalla morte. Adesso il bimbo è ancora in prognosi riservata, tuttavia, i medici che l’hanno operato si dicono moderatamente soddisfatti sull’andamento della situazione post operatoria. Oggi è stato risvegliato dal coma e tutto sembra procedere lentamente verso la vita. Sono storie, sono momenti che fanno pensare, riflettere su tutto quello che non ponderiamo abbastanza e che grazie a Eitan, a suo papà, al suo gesto d’amore e alla forza disperata di strapparlo alla morte, ci fa rinnovare la promessa di vivere la vita con l’entusiasmo del momento, nella consapevolezza che attraverso l’amore possiamo sentirci più forti anche contro ogni avversità. Non è facile, ma proviamoci.
Salvino Cavallaro