— La copertina del libro “Stasera Liboni” —
Rubrica “Incontri” a cura del Giornalista Salvino Cavallaro.
“Spesso le persone mi domandano perché non abbia scelto di continuare a fare solo il produttore e smetterla con la musica in prima persona. Quelle persone non hanno capito che non si può togliere la musica a un musicista. E’ qualcosa che scorre dentro, nel sangue. E’ vita stessa, è parte di me e io mi sento artista, come mio padre prima di me e suo padre prima di lui. Il mio percorso è stato particolare, fatto di sogni, di amarezze, di piccoli e grandi successi, di amori. Di incontri con autentici maestri”. Mi piace cominciare questa mia recensione dell’ultima fatica letteraria di Valerio Liboni, dal titolo – Stasera Liboni – Viaggio in musica lungo cinquant’anni di carriera – perché ritengo che con queste parole l’artista abbia estrapolato esattamente l’essenza della sua vita professionale e umana, la quale si riflette in un percorso che è l’emblema del suo essere. Vivere in virtù delle sette note, là dove per sette note s’intende il credere in qualcosa che significa tanto, forse tutto quello che si accompagna e s’interseca alla vita personale, con i vari risvolti intimi che ti appartengono e che inaspettatamente hai scoperto lungo la tua vita. C’è molto intimismo in questo libro di Valerio Liboni, curato da Alberto Borgatta e pubblicato da Daniela Piazza Editore. C’è il desiderio profondo di aprire i cassetti dell’anima, attraverso un percorso di interiorità che sa di estrinsecazione di molte cose che in tanti anni di carriera ha taciuto, quasi attanagliato dal pudore di rendere pubblica una vita privata che potesse magari contrastarne la sua carriera proprio nei momenti di maggior fulgore. Ma oggi, tra gli anni che sono trascorsi impietosamente veloci, Liboni sfoglia tutta la sua vita attraverso una narrazione sincera rivissuta in tutti i suoi particolari percorsi artistici che, come dicevo pocanzi, si intrecciano alla sua vita. Il libro che si avvale di una bella prefazione curata dall’illustre collega Mel Menzio, comincia proprio a partire dai rami dell’albero genealogico della famiglia di Valerio, di papà Gianni – artista di teatro e spalla di Erminio Macario – e mamma Nella che a soli 17 anni partorì questa creatura destinata poi a una vita frenetica e intensa di mille avventure artistiche. E poi Cuba, l’amore per la batteria, i retroscena di suo padre, il primo sapore del successo, il complesso dei Nuovi Angeli, gli amori, la Strana Società (altro gruppo musicale cui ha fatto parte Valerio Liboni), sua madre Nella, gli amici, la carriera solista, la sua passione granata per il Toro e poi quel sipario che rappresenta pur sempre il palcoscenico per ogni artista, capace di dividersi tra gioie, soddisfazioni, sogni realizzati e ferite dell’anima evidenziati dalla vita stessa. Il tutto racchiuso nelle pagine di un libro in cui Liboni ci fa sfogliare anche le immagini che sanno di indelebili ricordi di personaggi a lui cari che ancora oggi sono in vita e altri che non ci sono più. E’ piacevole leggere questo libro, toccante per le emozioni e anche avventuroso, in un racconto che si dipana tra mille cose fatte in carriera da Liboni. Fatti e personaggi che fanno parte della sua vita, i quali l’hanno comunque fatto crescere artisticamente e formato umanamente tra gioie e dolori, delusioni e piacevoli quanto inaspettate forme di amicizia vera. Piace sfogliarne le pagine scritte con semplicità, perché è proprio la forma intimista che ne esalta il racconto della vita stessa fin dai primi vagiti. La batteria che è passione pura, mentre i figli Martina (avuta dal suo matrimonio con la cantante Jo Chiarello) e Gianmarco (un bimbo di 8 anni avuto dalla sua ultima moglie, la cubana Noelvis) sono il vero significato di esistere per Valerio Liboni. Da questo libro, posso dire di avere coltro il tratto della figura di un fabbricante di musica, cui la vita avventurosa e irrequieta l’ha portato a essere genio e sregolatezza. Così mi immagino Valerio Liboni nel raccontare i suoi trascorsi ad Alberto Borgatta – che ha curato il libro – in una sorta di confessionale all’aperto, dove l’autore del racconto guarda negli occhi chi lo ascolta e decide di essere sé stesso mettendosi a nudo, senza se e senza ma. Proprio come rivivere un passato di emozioni, sentimenti che toccano il cuore e al contempo hanno tracciato un percorso ricco di fatti e scoperte inaspettate che si sono inserite tra successi professionali e tante situazioni di vita personale che ne hanno causato ferite non più rimarginate. E’ la vita di questo artista particolare che sin da piccolo si è legato all’arte, alla musica e a quella batteria che in fondo è stata e resta la sua amica più fidata. Quella che non ti tradisce mai!
Salvino Cavallaro